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LE VISITE DELL’ANGELO
Forse, un’opera d’arte è destinata a rispecchiare un lungo cammino per ritrovare con gli espedienti della tecnica le due o tre immagini semplici e grandi, sulle quali una prima volta si è aperto il cuore dell’artista. Nei famosi “paesaggi dell’anima”, con coerenza e stile, Angelo Tassi va configurando con persistente emozione i temi ricorrenti della sua poetica.
Nelle ampie sale degli antichi palazzi arcivescovili regna sovrano il silenzio; le solenni scalinate quasi deserte dove qualche raro presule transita o sosta in meditazione, quasi nascosto da grandi ombre sovrapposte alle pareti dove affiorano tracce di antichi affreschi. La solitudine, il silenzio, i grandi spazi, il solitario principe la cui figura talvolta si confonde inserendosi fra quelle degli altri affreschi sovrastanti, tutto concorre a fermare un momento magico, nell’attesa di un probabile evento.
La lettura di un quadro di Tassi non si risolve al primo sguardo.
Richiede tempo e c’induce a riflettere anche sui dettagli. Talvolta assolutamente imprevedibile, affiora alle spalle dell’alto prelato raccolto in meditazione un’insospettata maschera. Dapprima non sai se appartiene agli affreschi o se si tratta di un’immaginazione scaturita dalla mente turbata del vecchio sacerdote.
E’ Pulcinella, la maschera cara all’artista che la commedia dell’arte ha reso immortale. Che ci fa Pulcinella accanto all’uomo di fede? Che cosa gli va sussurrando? –Che cos’è la fede? – E’ un “paesaggio interiore”.
Tassi sa e non dice; ma noi, superata la sorpresa, avvertiamo che quella maschera rappresenta uno dei tanti aspetti dell’avventura umana.
Caro Angelo, pittore è colui che sa produrre uno sguardo inatteso sulle cose. Oh, la felice e disperante contraddizione dell’arte quando è veramente tale. Non dimenticare la lezione del tuo primo beneamato maestro, Ragazzi: un“paesaggio” non esiste come tale perché il suo aspetto cambia ad ogni momento, ma vive attraverso i contorni, i contenuti, la luce, l’aria, i pensieri che variano continuamente. E aggiungeva: rifiuta rigorosamente ogni lavoro di sotto al meglio che puoi dare; nessun quadro è un capolavoro, ma lo può diventare.
Giorgio Ruggeri (Bologna 16 Ottobre 1997)